"Quando ho iniziato i personal computer non esistevano. Oggi non riesco ad immaginare un mondo senza di essi" riflette Il dr. Francesco che quarant'anni fa costituiva il suo studio mono-professionale: tra pochi ad applicare una endodonzia avanzata in un mondo in cui questa si cominciava a scoprire; uno dei pochi sostenitori della implantologia osteointegrata quando essa era considerata una pazzia; animato da un solo fine: fornire sempre la migliore soluzione possibile ad un problema.
Dedizione, aggiornamento ed innovazione mossi dalla passione per la odontoiatria che, dice, "è l'unica attività libero professionale in cui sei sia il progettista sia il manovale; l'unica professione in cui sei artefice del tuo successo dalla ideazione alla realizzazione; l'unica libera professione in cui concludi l'opera con le tue mani".
Quando a tavola, a cena, illustri il tuo lavoro, spieghi come le tue scelte e le tue manovre lo determinino...quando, in altri termini, parli del tuo lavoro come si parla di calcio...la passione per il tuo lavoro si trasmette a chi ti sta intorno e così è stato per i figli del dr. Francesco cresciuti a pane, denti e tecnologia.
Con l'orecchio teso alla ultraspecializzazione (che ormai questa disciplina richiede) e l'altro rivolto alle tecnologie emergenti tutti loro fanno vantare allo studio diversi primati: primo del territorio a dotarsi di ortopantomografo digitale, primo a dotarsi di TAC ConeBeam, primi ad utilizzare una impronta ottica digitale ed un sistema di produzione Chair-Side dei manufatti protesici, primi ad utilizzare la chirurgia guidata e navigata. Accumulano così esperienze che poi hanno condiviso con altri tenendo diversi corsi e relazioni.
Benvenuto, ci presentiamo, siamo i dentisti Fico: una famiglia di dentisti per la tua famiglia.
Parliamo con i fatti; ci verrebbe da dire. In quarant'anni di attività dello studio, trenta dei quali con 4 ragazzi che, crescendo, studiavano e si formavano finacheggiando il padre; in tutto questo tempo, dicevamo, nessuno mai si è ammalato di alcuna delle temibili malattie che pure sono endemiche nei nostri territori e pure, purtroppo, circolano negli studi odontoiatrici.
I nostri protocolli di aspesi prevedono una attenta disinfezione di tutte le superfici, a cominciare da quelle calpestabili, mediante presidi medico chirurgici di provata e certificata efficacia contro batteri, funghi e virus patogeni.
Con attenzione curiamo nei minimi dettagli il ricondizionamento delle sale e dei riuniti tra un paziente e l'altro sempre sanificando gli ambienti con l'uso di decontaminanti di superfici idonei e certificati.
Questo è un processo critico ed è sotto l'implementazione dei più rigororosi protocolli internazionali.
Di monouso utilizziamo tutto ciò che riguarda vestizione, protezione superfici e manipoleria, aspirazione, e kit paziente composto da mantellina, tovagliolo e bicchiere.
Tutto il restante strumentario viene ricondizionato prima immergendolo in vasche di decontaminazione dove un disinfettante ad alto livello abbatte la carica infettiva a livelli di sicurezza per l'operaratore alla sterilizzazione.
Quindi viene posto in una apposita macchina lavaferri che provvede a detersione, disinfezione mediante vapore e asciugatura.
A questo punto lo strumentario, previo attento controllo, viene confezionato in apposite confezioni certificate.
I due sterilizzatori in forze allo studio lavorano senza sosta per procedere alla fase più critica del processo. Entrambi sono certificati e sotto continuo controllo (esistono controlli giornalieri, quindicinali, mensili e annuali che permettono di certificare il corretto funzionamento delle macchine).
Terminato il ciclo lo strumentario viene etichettato per identificare il lotto di sterilizzazione e, soprattutto, data di sterilizzazione e data di scadenza: le buste nelle quali sono stati sterilizzati hanno dimostrato avere una tenuta garantita di 30 giorni superati i quali, anche se lo strumento non è stato utilizzato, esso va ricondizionato.
Di ogni ciclo di ricondizionamento esiste un registro che consente di tenere tracciata tutta la produzione ed il comportamento delle sterilizzatrici.
Il nostro protocollo quando trattiamo i denti con procedure dirette prevede l'uso costante della diga di gomma: si tratta di una sorta di telo chirurgico in gomma che si ancora ai denti e li isola dalla bocca.
Ciò comporta diversi vantaggi.
In primis la bocca è isolata dalla procedura. Questo significa che mentre gli strumenti lavorano non sono a contatto con la saliva che quindi non può essere diffusa nell'ambiente riducendo la contaminazione complessiva; quando il dentista lavora soprattutto con i trapani in mancanza della diga la saliva viene "vaporizzata" (in termini tecnici viene creato un aereosol) che può diffondere la saliva fino ad 1 metro e mezzo dalla bocca del paziente.
In secondo luogo la bocca non è interessata da ciò che il dentista sta facendo al dente: questo significa che i materiali o i piccoli strumenti non possono cadere in bocca con il rischio di essere ingoiati. Questo è molto importante quando, ad esempio, si rimuovere le vecchie amalgame d'argento (piombature): ingoiando i loro residui si può ingerire mercurio che, pur in una forma innocua, sarebbe meglio non ingerire.
In terzo luogo questo è l'unico modo di garantire qualità alle nostre procedure restaurative: i materiali che servono per le otturazioni sono molto senisbili ai fluidi (sangue e saliva) prima di indurire; la bocca è piena di fluidi e se in qualche modo non li si riesce a tenere a bada la otturazione non si "attacca" per bene al dente con il rischio che ricompare la carie o si stacchi nel tempo.
Infine è l'unico modo per garantire una corretta devitalizzazione; la saliva è piena di microrganismi. Quando si devitalizza un dente se alla saliva è permesso entrare nel dente si concede ai batteri di entrare nel dente morto. Dal momento che uno degli obiettivi della devitalizzazione è quello di sterilizzare l'interno del dente se si lascia che la saliva lo contamini in continuazione si mina alla base la possibilità di cogliere questo obiettivo.
Protesi ed ortodonzia si avvalgono per lo più di dispositivi medici approntati fuori dalla bocca, gran parte in un laboratorio odontotecnico.
Per la produzione di questi manufatti è necessario disporre di un modello della bocca del paziente che quindi va improntata: in passato l'unico modo era usare fastidiose paste (se non altro per la loro consistenza). Da ormai 8 anni il nostro studio utilizza una tecnologia di impronta digitale che ha quasi completamente soppiantato quella tradizionale: in sostanza essa è una ripresa video della bocca che produce un file tridimensionale delle arcate dentarie del paziente.
Per la protesi questo permette la progettazione del dispositivo al computer e la presenza del fresatore in studio permette la produzione del dispositivo direttamente a studio in appena 30 minuti di lavoro.
Va da sè che tutti i dispositivi vengono decontaminati e disinfettati nel momento in cui rientrano a studio e subito prima di essere inseriti nella bocca del paziente.
La chirurgia implantare è unica nel suo genere nell'ambito della chirurgia orale.
La chirurgia orale è definita come pulita/contaminata con ciò volendo indicare un intervento che per forza di cose deve condursi in un ambiente popolato da microrganismi non eliminabili (la bocca è piena di microrganismi che ne costituiscono la normale flora e che hanno anche funzioni positive: essi non sono mai completamente eliminabili).
Nel caso della implantologia il chirurgo si trova a dover inserire nei tessuti profondi dispositivi e materiali che sono inerti e, dunque, se contaminati incapaci di reagire o di eliminare gli eventuali microrganismi che li hanno popolati.
Per questo motivo la chirurgia implantare richiede una preparazione sterile simile in tutto e per tutto a quella di una sala operatoria per interventi di chirurgia maggiore così come richiede il rispetto della steriltà del campo oepratorio durante tutte le fasi della procedura.
Per questo motivo lo studio ha razionalizzato il processo di preparazione della sala arrivando alla produzione di kit appositi costruiti su misura che portano al loro interno tutto il monouso sterile necessario all'intervento. Disposizioni ed uso di questi materiali sono oggetto di specifica formazione e addestramento del personale paramedico coinvolto che, quindi, è strettamente specializzato. Tutto questo garantisce che quando inserimento nell'osso un impianto, dell'osso artificiale o una membrana essi non si siano potuti in alcun modo contaminare.
La CoViD-19 è una emergenza sanitaria globale: il minimalismo cede la strada alla fredda razionalità se si pensa che nel migliore scenario si deve prevedere la morte di 6 milioni di persone senza considerare eventuali sequele a lungo termine della infezione ancora ignote. L'ignoranza del problema impone prudenza.
Nel nostro contesto lavorativo le misure anti-CoViD si sono inserite con naturalezza dal momento che è stato necessario introdurre poche modifiche fondamentalmente di carattere organizzativo.
Anzitutto, anche se con dispiacere, siamo costretti a ricevere solo per appuntamento (anche se in caso di emergenza): certo in presenza di problemi acuti come il dolore si cerca di dare la precedenza e "incastrare" in qualche modo l'impegno e risolvere la problematica entro le 24 ore; ma è una cosa che ci sta un po' stretti abituati come eravamo ad accogliere sempre e subito sopratutto chi era in difficoltà o aveva qualche problema (possiamo vantarci di aver mantenuto un servizio di pronto soccorso odontoiatrico durante tutto il mese di agosto).
Va da se che all'ingresso misuriamo la temperatura corporea; da un punto di vista medico, però, riteniamo opportuno valutare anche la saturazione di ossigeno mediante pulsossimetria: questa malattia ha dimostrato di portare ad una desaturazione prima ancora che si manifesti qualsiasi tipo di sintomo.
Oltre ai copricalzare il paziente viene invitato a chiudere tutti gli oggetti in un sacchetto di plastica ed a non tirarli fuori prima della fine della seduta. Questo comportamento cerca di intercettare un meccanismo di trasmissione della CoViD-19 per fomiti (cioè attraverso superfici inerti).
Il paziente, ovviamente, è invitato a sanificare le mani prima di riprendere il suo sacco ed accomodarsi nelle aree di attesa comuni.
Gli appuntamenti correttamente sincronizzati ci consentono di non tenere mai più di 4 persone in sala di attesa contemporaneaamente garantendo l'adeugato distanziamento sociale.
Per ridurre la possibilità di infezione le finestre sono sempre aperte ed i pazienti sono invitati a non chiuderle per nessuno motivo; questo su tutto lo studio.
Per lo stesso motivo durante tutta la permanenza nelle aree comuni i pazienti devono indossare correttamente la mascherina potendo rimuoverla solo durante la seduta.
Una volta in sala operativa il consueto collutorio viene effettuato con acqua ossigenata che ha dimostrato essere molto efficace per neutralizzare il SARS-CoV-2 anche per tempi di contatto brevi (2 minuti).
All'uscita il paziente è invitato a disinfettare nuovamente le mani prima di allontanarsi dallo studio.
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Afragola (Na) - Italy